Posizione
Situata alla confluenza dei torrenti Negrone, Corvo e Žnìgë, circondata da boschi, Upega, a 1297 metri di altitudine sul livello del mare, si trova nella Valle del Negrone (Alta Val Tanaro). All’abitato si giunge dopo aver percorso lo spettacolare orrido delle Fascette scavato dal torrente Negrone; essendo il vallone di natura carsica, numerose sono le grotte che lo costellano; il fenomeno più singolare è però costituito da una voragine visibile (Garb dër butauu) nella quale il torrente viene inghiottito per riemergere un centinaio di metri più a valle. Numerose sono anche le sorgenti alimentate dalle piogge e dallo scioglimento della neve; la più notevole è rappresentata dalla Fuuž” che, specie in primavera, assume l’aspetto di una spettacolare cascata.
Altro sito di straordinario interesse naturalistico è la Foresta delle Navette già nota anticamente per la qualità del suo legname.
Dati amministrativi
Fino al 1947 è stata frazione del Comune di Briga Marittima. Oggi, insieme a Piaggia e Carnino, è frazione del Comune di Briga Alta, in provincia di Cuneo, Regione Piemonte.
Abitanti
All’inizio del Novecento, Upega contava circa 400 abitanti, in parte residenti stabili (agricoltori e artigiani), in parte lavoratori stagionali in Liguria e sulla Costa Azzurra e in parte pastori. Oggi, dato il forte spopolamento, gli Upeghesi (Üpëghée in Brigasco) che vi risiedono tutto l’anno sono ridotti a poche unità; in estate il paese si ripopola grazie alla presenza di numerosi proprietari di seconde case o di famiglie originarie del luogo.
Origini
L’etimologia del toponimo “Upega” non è chiara: alcuni gli attribuiscono il significato di “non esposto al sole”, ricollegandolo ai toponimi liguri delle aree viciniori come “Ubaga” e “Ubaghetta”, in Valle Arroscia. Altri lo vorrebbero derivato dal greco o da una radice prelatina indicante un luogo “posto in alto”. Neppure l’epoca di fondazione del paese è nota. Certamente si tratta di una fondazione dovuta agli spostamenti degli abitanti di Briga per ragioni legate al pascolo e all’ agricoltura (nei documenti antichi sempre è detta “masaggio”, cioè frazione, insediamento, di Briga). Un’antica tradizione vuole che una donna del capoluogo abbia voluto restare da sola sul posto quando, in autunno, gli altri Brigaschi ritornavano alle loro case, dando così origine all’insediamento stabile di Upega. La stessa tradizione indica anche la prima costruzione dell’abitato (se ne scorgono ancora i resti in località Maṡachìn“, circa un chilometro a monte del centro odierno). L’insediamento stabile di Upega è ragionevolmente da collocarsi intorno alla metà del Seicento, epoca a cui risalgono i documenti più antichi che fanno riferimento ad abitazioni. Dalla tipologia costruttiva sembra di poter evincere che la stragrande maggioranza delle abitazioni non risalga ad un periodo anteriore all’Ottocento, mentre un edificio al centro del paese (detto A cà dër furn’” -la casa del forno-) sembra possedere caratteristiche che consentono di datarlo ad epoca anteriore (secoli XVII-XVIII). È dunque possibile pensare ad un primitivo nucleo abitativo, più ristretto, che si è andato ampliando progressivamente, raggiungendo le dimensioni attuali nel corso dell’Ottocento (periodo in cui si è toccata la punta demografica più alta).
Tipologia dell’abitato
Il paese attuale si presentava fino ad una quarantina di anni fa come un agglomerato compatto di case a più piani (fino a cinque), caratterizzate da balconate in legno di varia tipologia (puntìi) e da coperture ad una falda in lastre di pietra scistosa locale (ciape) (fig. 4). Al margine superiore dell’abitato era disposta una serie di edifici, con il tetto a due falde, con la parte bassa realizzata in pietra a vista e quella superiore in tavole di legno, adibiti a fienile ed aia, per la conservazione del fieno e la trebbiatura dei cereali (fënére e àire). Ristrutturazioni non del tutto rispettose della tradizione locale hanno purtroppo alterato questo impianto caratteristico ed alcune costruzioni realizzate ex novo, totalmente avulse dal contesto e di enorme impatto visivo, imprimono una ferita inesorabile al tessuto abitativo tradizionale. Fortunatamente resiste ancora abbastanza nell’uso l’impiego del legno per gli infissi e per le balconate, mentre le lastre di pietra per le coperture hanno definitivamente ceduto il passo alla lamiera, certo anche più pratica e leggera.
L’agglomerato urbano conserva un’impronta caratteristica, specie per le numerose case in pietra a vista e dall’altezza considerevole, con le facciate occupate da balconate in legno, sovrapposte fino a cinque livelli. L’abitato è diviso in due zone, una superiore (I suràn) e una inferiore (I sutàn). In ognuna di esse è presente una struttura porticata, ricavata in uno o più edifici allineati, che sembra costituire il relitto dell’impianto abitativo più antico e che, nella tradizione orale degli anziani, doveva costituire la tipologia da attuare per tutta la lunghezza dell’abitato, tipologia in seguito abbandonata per cause non note.
Da vedere
- La Chiesa Parrocchiale, dedicata a Sant’Anna, risale alla metà del secolo XVIII. Essa ha sostituito una più antica cappella, ubicata dietro l’attuale casa canonica, adibita a cimitero comune fino alla seconda metà dell’Ottocento e in seguito distrutta.
- La Cà dër furn’ , l’edificio di cui si è detto più sopra, che ospita sotto i suoi porticati il Forno comune, rrestaurato e ripristinato nell’uso. Nella parte alta del paese si conserva un secondo forno, usato in passato in sostituzione dell’altro, più grande, quando quello doveva essere sottoposto a lavori di riparazione.
- La Fontana della Chiesa, interessante esempio di fontana comune con una struttura a tre nicchie simmetriche che alimenta il vicino Lavatoio;
- Lungo le mulattiere che percorrevano un tempo la campagna, si trovano ancora alcune edicole sacre (pilùn) , che saranno prossimamente restaurate;
- Il Mulino comune, ubicato nella parte bassa dell’abitato, presenta un esterno parzialmente modificato dalla nuova copertura ma conserva integro l’interno, con il soppalco che ospita l’impianto di molitura, nonché la ruota di legno mossa anticamente dall’acqua che costituisce un “unicum” nella zona: si tratta infatti di un tipo di ruota arcaica, orizzontale, con le pale costituite da ceppi di legno scavati.
- Poco più a valle del mulino, alimentata un tempo dallo stesso corso d’acqua che forniva energia idraulica, si trovava una Segheria i cui ruderi sono ancora visibili; accanto ad essi, benché irriconoscibili perché inglobati in una nuova costruzione adibita a centrale idroelettrica, sussistono i resti di un antico follatoio (paraùu).
- Intorno al paese si scorgono i terrazzamenti che fino agli anni Cinquanta del secolo scorso venivano coltivati a grano, avena, segale, orzo e lenticchie. Addossate alle scarpate erbose si trovano, di solito ben conservate, molte caratteristiche caṡéte, piccole costruzioni di tipo arcaico in pietra a secco, utilizzate in passato come riparo in caso di maltempo e come ricovero per gli attrezzi agricoli.
- Nei dintorni, al limitare della Foresta delle Navette, vale la pena visitare i ruderi dell’insediamento pastorale della Madonna della Neve con la caratteristica cappella dal campaniletto a vela e le sèlle per la conservazione dei prodotti caseari. Il sito, frequentato già nel Medioevo dai pastori transumanti di Montegrosso Pian Latte (Im), appartiene tuttora al Comune ligure ed è stato abitato stagionalmente fino ad anni recenti.
- Il percorso naturalistico Arimae pitürae, lungo il quale sarà possibile ammirare gli animali caratteristici del territorio dipinti su pietra (opera dell’artista Margherita Molinaro). Il percorso ad anello, che ha in paese il punto di partenza e di arrivo, tocca i dintorni dell’abitato facendo conoscere siti di particolare bellezza paesaggistica ed ambientale.
Associazioni, attività, manifestazioni, feste
A Upega opera da più di quarant’anni una Pro Loco che promuove varie manifestazioni (mostre d’arte e fotografiche, escursioni, concerti, presentazione di libri, attività ricreative per bambini e ragazzi), prevalentemente durante la stagione estiva. Dal 2013 un importante appuntamento è costituito dal Mangiaa Brigasc, degustazione itinerante di piatti tradizionali della Cucina Brigasca per le vie del paese. Dal 2013 si è costituita l’Associazione Fondiaria Upega che si propone di salvaguardare il territorio montano a pascolo gestendo i terreni ormai incolti di molti privati, affittandoli a pastori transumanti. I proventi che se ne ricavano sono in parte destinati al miglioramento dei pascoli e in parte alla ristrutturazione e alla conservazioni di beni culturali ed architettonici della Comunità. In paese si trovano “La Locanda d’Upega” (vedi nella sezione “Ricettività”), il Rifugio “La porta del sole” ed il Campeggio “Bertrand”. E’ possibile praticare la pesca, attività escursionistiche (molti dei percorsi sono provvisti di adeguata segnaletica), arrampicata, sci alpinismo e di fondo. La festa patronale di Sant’Anna ricorre il 26 Luglio; la festa di San Rocco, il 16 Agosto. Le due feste si svolgono anche in giorni infrasettimanali. Ogni otto anni circa, la prima Domenica di Settembre, il paese ospita R’ Ëncontr’ ën Tèra Brigašca, festa annuale dei Brigaschi promossa ed organizzata dall’Associazione “A Vaštéra”.
Piatti tipici
Uno dei piatti più tipici del luogo, come di tutta la Terra Brigasca, è rappresentato dai sugéli, simili alle orecchiette pugliesi, preparati con farina di grano tenero e conditi con brus o sugo di panna e porri. Altro piatto tipico, le turte d’ pënas, fatte con una sfoglia di pasta ripiena di purea di patate e cotte nel forno, le patate ‘n la föya, patate tagliate a fette sottili, condite con sale, olio, fior di latte ed un po’ di farina e la farinaa d’ patate, purea di patate in teglia gratinata, entrambe cotte nel forno.
Prodotti locali
Miele, burro, formaggi e prodotti caseari in genere, acquistabili presso i pastori presenti in paese.