Posizione
La Valle di Carnino è ubicata al centro delle Alpi Liguri, ad altitudine compresa fra i 1200 e 2600 m, in Alta Val Tanaro. A Carnino si giunge percorrendo la Statale 28 del Colle di Nava fino a Ponte di Nava (Cn) da dove si imbocca la Provinciale 154. Superata Viozène, a circa 4 Km si lascia la Provinciale per imboccare la strada che, correndo in una valletta laterale, porta in breve all’abitato.
Dati amministrativi
Fino al 1947 è stato frazione dell’ex comune di Briga Marittima. Oggi, insieme a Piaggia e Upega, è frazione del Comune di Briga Alta, in provincia di Cuneo, Regione Piemonte.
Abitanti
Dopo il definitivo abbandono del villaggio da parte degli ultimi Carninesi (Carninée in Brigasco), avvenuto nel 1956, parte della popolazione ha preso dimora in località vicine alla costa marina come: Piani di Imperia, Leca, Salea, Peagna, Santa Libera, Verzi, Diano Castello; o di fondo valle come Pieve di Teco e Ortovero. Ma ha continuato a risalire ogni anno nel mese di giugno con gli armenti bovini, facilitata dalla nuova strada, dapprima a fondo battuto poi asfaltata, in partenza dal bivio per Upega. A partire degli anni ’60 dello scorso secolo si sono aggiunte famiglie provenienti dalla Liguria e dal Piemonte, le quali hanno provveduto, imitate dai discendenti dei nativi, a ristrutturare le case di proprietà. Questa attività edilizia continua tutt’oggi, per cui qualche nuovo edificio abitabile e nuova popolazione stagionale si aggiungono periodicamente.
Origini
Quando l’uomo mise piede nella valle di Carnino trovò una fitta foresta di abeti che dovette in parte tagliare per liberare un suolo, nel quale, sotto un esile strato di terra apparve una voluminosa distesa di sassi. Il luogo fu denominato Carnin ossia: “luogo delle pietre” dalla base linguistica celtica Karn = “pietra” e dal suffisso aggettivale ino = “luogo in cui vi sono”. Qui, con spirito di risorsa ed adattamento, le particolarità negative sono state trasformate in positive con l’intelligenza e col lavoro. Scelto il sito sul contrafforte che fiancheggia il rio delle Saline, in posizione esposta a Sud e defilata rispetto alla possibile discesa di valanghe e slavine, via via sorsero le capanne, furono riattati i sentieri di collegamento con il Colle dei Signori e con Briga, loro città d’origine, e quello con la Colla di Carnino per Viozene. Contemporaneamente si mise mano alla costruzione del più vistoso adattamento dell’ambiente alle necessità della dimora e della vita in quota. I ripidi pendii non adatti alle coltivazioni sono foggiati a “fasce” pianeggianti, disegnando un paesaggio che nessun topografo ha mai rilevato. L’archeologia ci informa che il villaggio fu due volte abbandonato ed altre due riabitato. Ancor oggi vi sono riconoscibili, intatti e leggibili, i caratteri originali della cultura che esso rappresentava.
Tipologia dell’abitato
Questi caratteri si possono leggere ancora con l’aiuto dell’archeologia osservando la particolare tipologia delle dimore. Singolari quelle d’alta quota, abitate solo in estate per custodire gli armenti al pascolo ed attendere alle attività della pastorizia. Sono denomiate ciaböti, hanno il tetto smontabile e sono adatte per una o due persone. Ma si rinvengono anche semplici “ricoveri” sotto roccia, riparati da muretti a secco. Esistevano, inoltre, le sèle, ancor oggi usate per lavorazioni casearie e per la conservazione dei prodotti derivati. Erano costruite con la caratteristica volta a botte e con perimetro di muretti a secco. Erano parte integrante dell’insediamento d’alta quota ampi spazi cintati anch’essi con muretti a secco denominati vaštére, usati per il ricovero degli animali ovini. Le case entro il villaggio, denominate cae, abitate in permanenza, erano caratterizzate da perimetro in muratura, con timpani rialzati protetti sul muro da ciape di spessore notevole. Il tetto racchiuso nella muratura aveva copertura in paglia di segale. Le aperture erano contenute per evitare eccessiva dispersione del calore. Generalmente si costruivano con piano terra diviso in cucina e stalla. Il primo piano veniva usato come camera da letto, sopra la cucina divisa dal fienile; quest’ ultimo soprastante la stalla. L’arredamento era semplice e funzionale, quasi sempre con esemplari autocostruiti, talvolta decorati con i caratteristici segni dei pastori. Il villaggio consisteva in tre nuclei: Soprano, di Mezzo e Sottano. Come mostra una carta settecentesca disegnata dal topografo Matteo Vinzoni e come confermano i documenti d’archivio; la chiesa parrocchiale era al centro del nucleo Superiore, mentre al Nucleo di Mezzo sorgeva la cappella intitolata a S. Rocco. Ciascun nucleo, ad esclusione di Carnino Sottano, era dotato di mulino e di forno comune.
Come si può dedurre da quanto esposto, l’uso attento delle risorse del luogo consentiva d’improntare l’economia alle attività agro-pastorali con la pratica della transumanza ovina e dell’alpeggio bovino, unitamente alla coltivazione di cereali, legumi, ortaggi e all’impianto di alberi da frutta. Centro delle attività estive e luogo d’altura della transumanza erano le Selle di Carnino a 1909 m di altitudine. Qui, provenienti dai villaggi di Briga, Morignolo, Carnino, Upega, Piaggia e Realdo, numerose famiglie di pastori con le loro greggi convenivano nel “compascuo” delle Selle e lassù, fra gli alti appicchi del Marguareis, la Compagnia dei Pastori assegnava e divideva i pascoli secondo gli usi in vigore. Si celebravano anche i riti consueti. A tale scopo era usata la Cappella dedicata a Sant’ Érim’. Si ripeteva, in sostanza, quanto avveniva da secoli tra le popolazioni dell’antica società dei Liguri formata da “vici”, “pagi”, federati in conciliaboli, sul terreno del pascolo comune. Oggi l’abitato di Carnino è costituito, non più da tre nuclei come in passato, ma da due: Superiore (I Suràn) e Inferiore (I D’ még’). Il Carnino Sottano (I Sutàn) è completamente diruto.
Da vedere
Molte caratteristiche abitazioni in pietra con balconi in legno e qualcuna ancora con tetto “racchiuso”.
A Carnino Superiore:
La Chiesa Parrocchiale, dedicata alla Madonna della Neve e i ruderi del Mulino comune, al limitare dell’abitato, verso il Rio della Soma.
A Carnino Inferiore:
La Cappella di San Rocco e il Forno comune.
Piatti tipici
Ci limitiamo a segnalare che alcune famiglie sanno cucinare le antiche specialità come i sügéli di farina di frumento, i ravioli di patate e le turte vérde, torte di verdura racchiuse fra due sfoglie di pasta e cotte al forno. Altro piatto carninese tipico sono i turtìn, grossi ravioli ripieni di purea di patate e cotti sulla piastra o fritti.
Associazioni e attività
Tra gli edifici del paese è da segnalare la Casa del Parco Alta Valle Pesio e Tanaro. Proprio l’Ente Parco ha provveduto a realizzare un’estesa area attrezzata per la sosta diurna dei turisti ed ha allestito un interessante sentiero naturalistico dotato di un’ottima segnaletica e di efficaci quadri esplicativi delle rilevanze naturalistiche e storiche della valle. Carnino è punto di partenza delle più ambite escursioni delle Alpi Liguri ben descritte dalle diverse “Guide” alle quali si è aggiunta una nuova meta: la Cappella si S. Érim’ protettore dei Pastori, ristrutturata. Ma Carnino è rinomato anche come base di partenza di numerose spedizioni speleologiche nelle grotte del grande sistema carsico di Piaggia Bella con appoggio alla Capanna Saracco Volante. La valle è visitata anche da numerosi escursionisti non solo italiani, ma anche francesi, tedeschi, svizzeri. Questi ultimi sono molto ben informati dalle loro riviste escursionistiche come, ad esempio, la Bergwelt di Monaco, la quale ospita articoli sulle Alpi Liguri e su Carnino. A Carnino è presente, nella Casa del Parco, una Foresteria. La Festa Patronale della Madonna della Neve, a Carnino Superiore, ricorre il 5 Agosto; quella di San Rocco, a Carnino Inferiore, il 16 Agosto (caratterizzata da una suggestiva processione notturna “aux flambeaux”).
Geografia fisica
Il comprensorio alpino di Upega e delle altre frazioni (Piaggia e Carnino superiore) fa parte delle Alpi Liguri, massicci montuosi di una certa entità ma limitrofi alle vallate dell'entroterra ligure, quindi non distanti dal mare. Erroneamente considerate parte delle Alpi Marittime, le Alpi liguri hanno recentemente assunto la propria dignità di massicci montuosi con particolari caratteristiche oro-morfologiche e vegetali. Il clima marino influenza queste valli in modo determinante e permette la crescita di specie vegetali ad altitudini più elevate rispetto agli altri settori della catena alpina.
Gastronomia
È una cucina povera quella che si è sviluppata in queste valli; la cosiddetta "cucina bianca" dei pastori transumanti, cioè costituita di latticini, patate, porri, cereali e aglio. Il piatto tipico principale è costituito dai sugéli, pasta a forma di orecchiette condita con panna, funghi e porri o con il bruss. Tipica anche la tuma, fresca o stagionata, fatta con il latte delle mucche o delle pecore della zona.
Sport
Attività sportive
- Speleologia: il fenomeno del carsismo (una vasta area di 60 km² attorno al massiccio del Marguareis) ha prodotto numerose grotte di una certa rilevanza, basti pensare al comprensorio di Piaggia Bella (36 km di sviluppo con 1 km di profondità e considerato tra i più importanti in Italia e di rilevanza internazionale), di Labassa o il comprensorio del Colle dei Signori.
- Sci di fondo: sono infatti presenti due piste omologate F.I.S.I della lunghezza di 1,5 e 5 km che si snodano all'interno di uno spettacolare bosco di conifere poco lontano dall'abitato del paese.
- Mountain Bike e freeride: la presenza numerosissimi sentieri, alcuni dei quali recentemente tracciati all'interno di boschi di larici e abeti, rende il territorio particolarmente adatto a queste due attività.
- Sci alpino e camminate con racchette da neve; percorrendo un tracciato che dalla chiesetta di Madonna della Neve attraverso la Colla Rossa giunge al monte Bertrand (2481 m), spartiacque italo-francese.
- Arrampicata: poco al di sopra del paese sono presenti falesie adatte all'arrampicata.